Nell’ex paradiso hippy tra spiagge, cascate, spa e templi buddhisti
Chi la scopre per la prima volta, ne resta folgorato e poi non vede l’ora di tornarci. Koh Samui è l’archetipo dell’eden thailandese. Un’isola rivestita da fitti palmeti e orlata da immacolate spiagge di satin dove si affacciano le fiabesche ville con piscina di eleganti resort. Un’isola dove l’edonismo s’interseca con la ricerca della felicità interiore. Dove i templi buddisti offrono corsi di meditazione vipassana e spa da sogno propongono favolosi rituali di benessere, radicati nell’antica sapienza terapeutica thailandese e indiana.
A Samui non si cerca il benessere solo godendosi il mare e la spiaggia, bensì perseguendo l’equilibrio corpo-mente-anima attraverso digiuni purificanti, yoga, tai-chi, massaggi tradizionali thai, trattamenti alle erbe e purificazione dei chakra.
Koh Samui vanta infatti una delle più alte concentrazioni di hotel di lusso del paese. Nel cuore montuoso dell’isola s’incontrano piantagioni di durian, ananas e rambutan, cascate e, ovviamente, ancora palme da cocco. Koh Samui affiora nel Golfo di Thailandia, a circa trentotto miglia dalla costa della provincia di Surat Thani. Per grandezza è la terza isola della Thailandia e fa parte di un gruppo di oltre ottanta isole tropicali, molte delle quali disabitate. I primi abitanti giunsero dall’isola di Hainan, che oggi appartiene alla Cina, e più di centocinquanta anni fa cominciarono la coltivazione delle palme da cocco. A causa della forte influenza hainanese, la cultura di Samui è diversa dal resto della Thailandia meridionale, infatti gli abitanti si autodefiniscono chao Samui (gente di Samui) e non thai. Il retaggio culturale dei coloni è ancora riscontrabile nell’architettura caratteristica delle case di Nathon, il maggiore centro abitato e sede del porto turistico e commerciale.
I primi turisti a scoprire Samui furono gli hippies negli anni Sessanta, quando non c’erano strade e l’isola era davvero incontaminata. Per attraversarla si doveva camminare per diversi chilometri nella giungla che ricopre Khao Pom, la montagna di 635 metri sul livello del mare che domina Samui. Sebbene oggi sia diventata una popolare meta turistica, col rovescio della medaglia che ne consegue (supermercati, alberghi, centri diving, negozi, ristoranti e tutti i localini per la vita notturna concentrati a Chaweng e Lamai), per fortuna la legge locale ha vietato edifici che superino l’altezza delle palme da cocco, cosa che ha preservato Samui dalla costruzione di grattacieli. Si è riusciti così a mantenere un rapporto abbastanza equilibrato tra ambiente naturale e urbanizzazione. La gastronomia è molto peculiare e si basa sul cocco. Uno dei più gustosi piatti tipici dell’isola è il Tom yam kung, una zuppa di gamberi condita con tante profumatissime spezie. Delizioso anche il Kalamae, un dessert dolce e appiccicoso a base di farina di riso glutinoso, zucchero di palma e crema di cocco. Si può assaggiare al mercato giornaliero di Hin Taa e Hin Yai, ma anche da molte bancarelle di prodotti freschi in tutta Koh Samui. In giro troverete pure tanti negozi di kôw gang (riso e curry), spesso poco più di fragili baracche di legno, che servono curry in stile tailandese meridionale. Prima di prendere il mare da Nathon, il capoluogo, possiamo fare una piacevole escursione nell’entroterra per vedere le Cascate di Na Muang, che creano numerosi “salti” e una piscina naturale dove fare un bel bagno. Meritano una visita pure le cascate Nam Tok Hin Lat, che si trovano sulla strada principale che da Nathon va verso sud.
Partendo dal marina del capoluogo, possiamo circumnavigare l’isola in senso antiorario. Veleggiando verso sud, ci fermiamo a Lipa Noi, il posto perfetto per ammirare un tramonto. Non solo il cielo si trasforma in un incredibile tavolozza di rossi e gialli, ma il riflesso sulla spiaggia crea l’illusione di camminare su sabbie rosa. La lontananza di Lipa Noi dai centri più turistici e la mancanza di movida la rendono abbastanza tranquilla e l’acqua calma e poco profonda rende Lipa Noi perfetta per i bambini. Bello praticare kayak e SUP mentre il sole tramonta in lontananza. Più a sud passiamo davanti alla baia di Ao Nasai, terminal dei traghetti da Donsak, non particolarmente raccomandata per l’ormeggio. L’estremo sud di Koh Samui è una zona poco battuta dai turisti rispetto alle località balneari sulla costa orientale. Qui possiamo visitare una delle attrazioni meno conosciute dell’isola: la Laem Sor Pagoda, che si trova proprio alla fine della spiaggia rocciosa di Bang Kao. È alta e ricoperta di piastrelle dorate che brillano al sole, creando un affascinante contrasto con le acque turchesi dell’oceano. Bello anche il Wat Laem Saw, un tempionei pressi del villaggio di Bang Kao, che ha un antico chedi (un monumento buddhista per conservare reliquie sacre), molto frequentato dai locali.
Le cinque Bird’s Nest Islands emergono a sud-ovest di Samui. Si chiamano così perché i locali ci vengono a raccogliere i nidi di rondine. Infatti avvistiamo subito tante piccole baracche degli zingari del mare (gli unici abitanti) aggrappate alle ripide pareti rocciose e le impalcature di bambù utilizzate per raggiungere i nidi. Le acque intorno alle isole sono profonde, e offrono ottimi ancoraggi notturni. In caso di forti venti si può trovare facilmente riparo lungo il versante sud-ovest. A Koh Katen l’approccio da ovest è profondo e sgombro da ostacoli e si può ancorare sulla costa orientale al riparo dalla barriera corallina. L’isola è perfetta per la pesca, il kayak e lo snorkeling, grazie alla gran diversità di coralli e pesci multicolori. La fitta foresta di mangrovie sulla costa sud-occidentale, invece, è ricca di fauna selvatica, compreso i varani, e di sentieri per camminare o andare in mountain bike.
Risalendo la costa orientale di Koh Samui, ci appare la famosa Ao Lamai, la seconda baia più sviluppata dell’isola, con alberghi, minimarket, bar, discoteche e ristoranti. L’ancoraggio migliore è su un fondale sabbioso al centro dell’insenatura, facendo attenzione a evitare gli affioramenti di corallo a nord-ovest. All’estremità meridionale dell’insenatura di Lamai si trovano le curiose formazioni rocciose di granito di forma fallica: Hin Ta e Hin Yai. Il tratto di costa vicino alle spiagge più sviluppate di Koh Samui è diventato un popolare luogo di arrampicata e bouldering. Con pareti calcaree alte fino a 40 metri e la promessa di una vista mozzafiato dall’alto, le spiagge di Lamai e (più a nord) Chaweng offrono ottimi punti per la discesa in corda doppia e l’arrampicata. Qui ci sono percorsi adatti sia per principianti che per scalatori più esperti.
La vicina isola di Koh Tao ha anche molti blocchi di granito, ideali per il bouldering. Pure nell’entroterra si trovano fantastici siti per il rock climbing, ma poiché gran parte delle montagne possono essere raggiunte solo dopo un lungo trekking nella giungla, queste palestre di roccia sono più adatte ai climber esperti o a chi si unisce a un’escursioone organizzata. Silver Beach è un piccolo paradiso tropicale di soli duecentocinquanta metri di lunghezza in una caletta di fronte ad Ao Lamai. Prendete una canoa per fare una pagaiata o godetevi un massaggio in spiaggia. Ao Chaweng è la principale baia turistica di Koh Samui. Una formazione rocciosa la divide in due arenili diversi: Chaweng Noi (a sud) e Chaweng Yai (a nord). Il fondale sabbioso in graduale pendenza permette l’ancoraggio a 5-10 metri in qualsiasi punto dell’insenatura. Ma nella stagione dei monsoni sud-ovest, in condizioni di venti occidentali piuttosto forti, le onde possono rendere scomodo questo ormeggio. Ao Chaweng è nota per le sue acque turchesi e la morbida sabbia bianca. Sebbene sia lunga sette chilometri, la spiaggia è sempre affollata, ma offre l’opportunità di praticare una quantità di sport acquatici, tra cui flyboard, kite surf, windsurf, pesca d’altura, SUP, vela, surf, jet ski, parapendio, kayak, immersioni. Per un po’ di pace e tranquillità, basta puntare all’estremità sud della spiaggia. Haad Choeng Lun è un ragionevole ancoraggio diurno, che consente l’accesso ai resort a terra, ma non è adatto per pernottamenti a causa del fondo roccioso.
Proseguendo verso nord, una grande baia divisa da un promontorio roccioso forma Bo Phut a ovest e Bang Rak a est, calette poco profonde con fondo sabbioso. Offrono la migliore protezione da mareggiate e vento durante entrambe le stagioni monsoniche. Nella parte orientale della cala ci sono diversi moli in legno e cemento gestiti da compagnie turistiche dove è possibile rifornirsi di carburante e acqua. Il meglio organizzato, che offre l’accesso con tutte le maree, è Petcharat Marina. A Bo Phut c’è pure un mercato notturno per fare shopping. Queste spiagge della costa settentrionale si sono sviluppate più di recente rispetto a Chaweng e Lamai e sono meno costruite. Situata vicino all’estremità settentrionale di Koh Samui, la baia di Thongson è lunga solo mezzo chilometro e offre viste mozzafiato di Koh Phangan. Gran parte della spiaggia qui è composta da sabbia bianca e fine, le acque vicino alla costa sono poco profonde, perfette per le famiglie con bambini piccoli e per chi vuole evitare di nuotare con correnti forti. Sulla costa nord scopriamo un isolotto roccioso collegato all’isola principale con un ponticello, dove sorge una statua del Buddha alta dodici metri, costruita nel 1972 e circondata da capanne di meditazione. Si tratta del famoso santuario del Grande Buddha, il più celebre monumento di Koh Samui. Si può vedere a chilometri di distanza e nelle vicinanze troverete molti altri piccoli Buddha che fanno da cornice. Nelle vicinanze sorge un altro tempio da non perdere: il Wat Plai Laem, a volte chiamato anche il Tempio della Signora dei Monaci, uno dei più belli di Koh Samui. Questi variopinti edifici buddisti-cinesi emergono suggestivamente dall’acqua di un laghetto, ma l’elemento che cattura la nostra attenzione è la grande statua di Guan Yin a diciotto braccia, un popolare simbolo di compassione e misericordia. Notevole pure l’enorme Buddha che ride.
Nella vicina spiaggia Choeng Mon si trovano diversi resort di lusso e due beni ancor più rari e preziosi: pace e tranquillità! Al largo scopriamo l’isolotto di Ko Fan Noi, raggiungibile a piedi durante la bassa marea. Proseguendo la navigazione per tornare a Nathon, ecco la baia di Haad Bangrak. Si trova direttamente sul percorso di accesso all’aeroporto, quindi può essere un po’ rumorosa. C’è un grande molo dei traghetti in cemento nell’angolo sud-ovest della baia che è abbastanza profondo da poterlo costeggiare. A terra troviamo piccoli resort, bar, negozi, mercati locali e un villaggio di pescatori. Rientrati a Nathon, abbiamo ancora tempo per visitare alcuni edifici religiosi, come il Wat Si Thaweep e il Nathon Hainan Shrine, il coloratissimo tempio cinese.
Mentre attracchiamo al marina, siamo pervasi da un piacevole senso di soddisfazione. Koh Samui ha mantenuto le sue promesse. Ci siamo rosolati al sole dei tropici, abbiamo immerso in piedi nella calda sabbia di zucchero a velo, sonnecchiato su un’amaca, esplorato i fondali coprallini, assaporato curry di pesce al latte di cocco, ci siamo tuffati nell’allegria spensierata dei party in spiaggia, abbiamo curato il nostro benessere in un’esclusiva spa e persino meditato in un wat sotto la guida di un monaco buddhista. Una vacanza magica che ci fa già venir voglia di tornare…